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Anche i grandi floppano (e non è solo colpa loro)

  • Immagine del redattore: Redazione
    Redazione
  • 29 mag
  • Tempo di lettura: 2 min

Carlo Conti, Gerry Scotti, Flavio Insinna, Amadeus, Alessia Marcuzzi, Milly Carlucci, Ilary Blasi: sono tutti volti storici, solidi, capaci, amati dal pubblico da decenni. Eppure, anche loro ultimamente si sono scontrati con una dura verità: il flop.


Conti ci ha provato con “Ne vedremo delle belle”, ma è stato nettamente battuto dalla corazzata di Maria De Filippi. Scotti è sceso sotto i 2 milioni con “Lo show dei record” e non ha brillato neanche con “Io Canto Senior”. “The Couple”, partito con buone intenzioni, è crollato al 7,7% di share e stato chiuso in fretta e furia.


Alessia Marcuzzi si è fermata a un preoccupante 3,5% con “Obbligo o verità”, pur proponendo un’idea originale e fresca. Flavio Insinna, nel preserale de La7 con “Famiglie d’Italia”, raramente ha superato il 2%. E Amadeus, passato dal trionfo sanremese a Nove, ha visto risultati contenuti: “La Corrida” ha retto bene, ma “Chissà chi è” e “Like a Star” non hanno decollato, nonostante una conduzione impeccabile e un buon impianto produttivo. L'esperimento di "Sognando Ballando con le Stelle" di Milly Carlucci non ha bissato il successo dello show autunnale.


A questo punto la domanda è inevitabile: se floppano anche i più bravi, è davvero solo una questione di nomi o di contenuti?


La risposta è no. O almeno, non solo. Il contesto è profondamente cambiato. Il pubblico si è frammentato, le abitudini si sono modificate, la soglia di attenzione si è abbassata. I titoli che continuano a funzionare sono spesso quelli rodati, rassicuranti, diventati rituali: “Affari Tuoi”, “C’è posta per te”, “Ballando con le stelle”. Non sono solo programmi, ma abitudini consolidate.


I nuovi format, invece, non hanno quasi mai il tempo di crescere. Si giudica tutto e subito, si chiude rapidamente, si urla al flop dopo due puntate. E così si innesca un cortocircuito: i grandi nomi vengono chiamati per “garantire” il successo, ma nemmeno loro riescono più a resistere alle dinamiche di un mercato sempre più effimero.


Floppano anche i grandi, sì. Ma questo non li rende meno grandi. Piuttosto, ci mostra quanto sia diventato fragile il sistema in cui operano. E quanto, forse, dovremmo rivedere il nostro modo di misurare il successo.

1 commento


Alessio
29 mag

Un perfetto quadro della situazione televisiva attuale, poco coraggio è una tv stanca e ripetitiva

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